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cessione credito pro-soluto

  • Sonia Polvara

    Casalpusterlengo (LO)
    12/12/2019 18:15

    cessione credito pro-soluto

    premessa

    la società fallita ha effettuato delle prestazioni di ristrutturazione su un immobile strumentale e vantava un credito ancora da fatturare verso il committente (impresa di ristorazione). Tra le due società si instaura una causa civile per difformità nelle prestazioni. Durante l'iter giudiziale la società edile che ha effettuato i lavori fallisce. La causa viene riassunta dal fallimento e si giunge ad una sentenza ormai definitiva in cui il committente deve versare euro 125.500 oltre iva e spese giudiziarie. Il committente non ottempera a quanto esposto nella sentenza e pertanto il fallimento, dopo gli opportuni atti, chiede la messa in vendita dei beni immobili del committente.
    Il fallimento viene contattato da una terza società che intende acquistare tutto il credito con formula "pro-soluto" per euro 85.000,00.

    adempimenti fiscali

    la cessione pro-soluto è un'operazione e' fuori campo iva ai sensi dell'art. 2 DPR 633/1972 – pertanto il fallimento emetterebbe all'atto dell'incasso della somma una fattura fuori campo iva.
    la normativa sull'iva, però, prevede che quando il cessionario incasserà i crediti dovrà darne comunicazione al cedente (fallito), affinché quest'ultimo provveda al versamento dell'iva con aliquota vigente sul valore incassato.

    quesito

    ipotizzando che il cessionario comunichi al cedente fallito l'effettivo incasso fornendo la provvista necessaria per il versamento dell'iva (aliquota 22% essendo opere effettuate su immobili non abitativi)
    ipotizzando che l'incasso sia molto probabilmente di importo inferiore rispetto alla cessione del credito (euro 85.000)
    ipotizzando (cosa alquanto realistica) che il fallimento si chiuda prima dell'incasso del credito
    come mi devo comportare?
    1) Scorporo l'iva sugli euro 85.000 e verso oggi a fallimento ancora aperto l'iva … privando così i creditori del fallimento di una somma in quanto l'iva effettivamente dovuta potrebbe essere inferiore
    oppure
    2) Inserisco nell'atto di cessione del credito che qualora il fallimento fosse chiuso all'atto del incasso del credito prosoluto l'iva dovrà essere versata dal cessionario registrando l'atto presso l'agenzia delle entrate e pagando l'imposta di registro del 3%
    Attendo un vostro gentile riscontro su quanto sopra prospettato.
    • Stefano Andreani - Firenze
      Luca Corvi - Como

      28/12/2019 20:15

      RE: cessione credito pro-soluto

      Ci pare che la soluzione 1, come già scritto nel quesito, penalizzi fortemente e inutilmente la massa dei creditori, mentre la soluzione 2 non sia praticabile, atteso che alla chiusura del fallimento (quindi della partita IVA) non vi potranno essere operazioni "in sospeso".
      Analizzando la fattispecie così come è descritta nel quesito, non comprendiamo come si possa ritenere probabile che l'incasso avverrà per un importo inferiore a 85.000 euro: la società terza acquista il credito, anticipa il prezzo di cessione, sostiene le spese per tentarne l'incasso, sopporta il rischio di non riscuotere, sopporta l'onere finanziario dovuto a un incasso nel futuro; tutto ciò considerato, se si presume che incasserà meno, non comprendiamo la ragione economica dell'acquisto (a meno che non si sia in una ipotesi di concordato fallimentare con assuntore, ma di ciò nel quesito non viene fatta alcuna menzione).
      Ciò premesso, a nostro avviso il comportamento più tutelante (e ragionevole per tutti i soggetti coinvolti) sia prevedere nell'atto di cessione che, qualora al momento della chiusura del fallimento il credito non sia stato ancora incassato, prima di chiudere la partita IVA esso verrà fatturato al valore nominale (125.000 euro), magari suddividendo fra le parti l'onere dell'imposta sulla parte di esso compresa fra 85.000 e 125.000 euro.